ABC dei rifiuti: la storia dei rifiuti e le 4R

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Oggi voglio proporti questo video sui rifiuti realizzato da Ancitel con il patrocinio del Centro di Coordinamento RAEE e l’ANCI.

E’ un video particolarmente carino realizzato soprattutto per i bambini. Sotto lo slogan “Non rifiutiamo il futuro” il video parla dei rifiuti a partire dalla preistoria fino ad arrivare ai giorni nostri.

Spiega in modo chiaro i principi del riciclo, riutilizzo, recupero e riduzione (gli stessi che ho citato io in Come vivere green e risparmiare) e insegna in modo semplice e basilare cosa è la raccolta differenziata, la termovalorizzazione e la discarica.

Insomma, se hai dei figli o se sei un insegnante devi assolutamente farlo vedere ai bambini!



La storia dell’uomo e dei suoi rifiuti

I rifiuti della preistoria

Si può dire che i rifiuti siano nati con l’uomo o perlomeno quando l’uomo ha scoperto l’agricoltura ed è diventato sedentario. Prima di allora infatti, l’uomo era un cacciatore nomade che lasciava dietro di sé semplicemente il resto di ciò che mangiava (niente di più e niente di meno degli animali cacciatori di ora, come ad esempio possono fare i leoni).

I primi veri rifiuti si iniziarono a produrre quando si cominciò ad allevare gli animali e a coltivare le piante. Con queste nuove pratiche l’uomo non ebbe più bisogno di spostarsi costantemente per cercare cibo e il problema dei rifiuti iniziò a farsi sentire.

Gli scarti di cibo, le deiezioni umane e quelle animali iniziarono ad accumularsi di fronte alle prime rustiche abitazioni causando un forte problema igienico, sorgente di malattie e epidemie.

Il Medioevo e i rifiuti per strada

Andando avanti con gli anni la situazione non migliorò fino al XIII secolo quando si iniziò a cercare una soluzione al problema dei rifiuti (che fino ad allora venivano letteralmente buttati in mezzo alle strade).

Si decise di non accettare più passivamente la presenza di rifiuti per le strade come una conseguenza della vita cittadina.

Si cercò (debolmente) di ripulire le strade sia per questioni igieniche che per questioni di decoro ma probabilmente  anche perché prese piede la cosiddetta “teoria dei miasmi” secondo la quale erano i cattivi odori a portare le pestilenze e le epidemie.

Il ragionamento scientifico è ovviamente sbagliato ma nondimeno questa credenza portò il popolo medievale a cercare di affrontare per la prima volta il problema.

La rivoluzione del cestino per i rifiuti e la rivoluzione industriale

Che ci crediate o no è solo dal 1875 che iniziò a diffondersi l’utilizzo del cestino per i rifiuti. Si partì da Londra e Parigi e poi la pratica si diffuse in tutta Europa. Con questo semplice oggetto (e con l’inizio della raccolta periodica dei rifiuti) si riuscì a risolvere un problema igienico-sanitario che durava da secoli.

Più o meno negli stessi anni si ebbe anche la rivoluzione industriale che introdusse nella società l’elettricità, i prodotti chimici, il petrolio e di conseguenza una maggiore ricchezza e maggiore benessere.

Cosa successe con la rivoluzione industriale? Tramite processi meccanizzati si iniziarono a creare sempre più oggetti a prezzi sempre minori.

Contemporaneamente si crearono anche parecchi posti di lavoro e, di conseguenza, si creò una società più ricca in grado di alimentare un circolo virtuoso-vizioso.

Questo nuovo modello economico-produttivo, allo stesso tempo migliorò le condizioni di vita dell’uomo e aumentò notevolmente la produzione di rifiuti in città sempre più affollate.

Per fissare le idee, ricapitoliamo per punti ciò che successe:

  • aumento della produzione di beni a basso costo e di bassa qualità (conveniva produrre moltissimi oggetti di scarsa qualità e poco duraturi che pochi oggetti di ottima qualità con una lunga aspettativa di vita);
  • aumento della ricchezza generale;
  • aumento spropositato degli acquisti;
  • diminuzione della convenienza a riutilizzare/riciclare gli oggetti;
  • aumento spropositato della produzione di rifiuti.

La civiltà della plastica e del consumismo

Presto il sistema capitalistico post rivoluzione industriale si trasformò in un sistema consumistico anche grazie alla diffusione della plastica.

Senza dubbio l’avvento della plastica ha portato enormi vantaggi alla società umana permettendo di creare una grande varietà di oggetti a basso costo e più igienici. E’ però fuori da ogni dubbio anche il danno ambientale che i rifiuti plastici hanno causato.

La plastica è un materiale organico ma non è biodegradabile, o meglio si biodegrada solamente dopo centinaia d’anni. Il petrolio invece si estrae in tempi estremamente più brevi. E lo stesso vale per tantissimi altri materiali.

La velocità con cui si estraggono i materiali permette di costruire oggetti con altrettanta rapidità. Tutta questa frenesia satura rapidamente e continuamente il mercato.

Per poter vendere in continuazione nuovi oggetti è necessario che il possessore dell’oggetto butti quest’ultimo in tempi relativamente brevi: da qui nasce la filosofia dell’oggetto usa e getta che ha ormai sostituito la moderazione e la sobrietà dei nostri nonni.

Il trucco è creare a basso costo oggetti scadenti, che abbiano una prospettiva di vita molto bassa in modo che le aziende possano vendere lo stesso oggetto molto spesso a un prezzo allettante.

E’ evidente che questo sistema è conveniente solo per il produttore e non per il consumatore (che si ritrova tra le mani oggetti di scarso valore) o il gestore dei rifiuti (che deve avere a che fare con tonnellate e tonnellate di rifiuti).

Da qui quindi nasce la necessità di rendere le aziende responsabili dei rifiuti prodotti dagli oggetti che loro costruiscono. Per “le aziende dell’usa e getta”, il valore dell’oggetto sta nella sua capacità di trasformarsi velocemente in un rifiuto.


Roberto mo’ basta con ‘sta lezione di storia! Parlami delle famose 4 R!


Va bene va bene. Dammi solo il tempo di lasciare il link della da cui ho preso ispirazione per questa prima parte dell’articolo: il documento “La storia dei rifiuti e i rifiuti nella storia europea” del Politecnico di Torino.

4R: Riduzione, Riutilizzo, Recupero, Riciclo

Iniziamo questo paragrafo con la definizione di rifiuto, come succede anche nel video: si definisce rifiuto una qualsiasi sostanza o oggetto di cui il detentore si disfi o abbia intenzione o abbia l’obbligo di disfarsi.

E’ chiaro quindi che per evitare di produrre rifiuti è necessario evitare di disfarsi di sostanze o oggetti. Questo ci porta dritti alla scoperta della prima delle famose 4 R che, in ordine di importanza sono:

  • Riduzione
  • Riutilizzo
  • Riciclo (=recupero di materiali)
  • Recupero (energetico).

N.B. Nel video si dice che la R più importante è quella di Riciclo, ma senza dubbio non è così. Nell’ottica di un sistema economico circolare, le R più importanti sono quelle di Riduzione e di Riutilizzo.

Riduzione

Pensa a quegli oggetti che diventano immediatamente rifiuti appena arrivano in casa tua. Quali sono? Esatto, gli imballaggi.

Gran parte degli imballaggi diventano rifiuto appena arrivano a casa nostra: pensa al film di plastica che avvolge la confezione da sei bottiglie di acqua, il polistirolo su cui sta la carne nei supermercati, la busta di plastica dei prodotti surgelati.

Ridurre i rifiuti significa evitare di portarseli a casa!

Che nella maggior parte delle volte significa evitare di comprare prodotti e oggetti avvolti da inutili imballaggi. O evitare di usare le buste di plastica del supermercato ogni volta che si fa la spesa.

Ridurre in questo modo i rifiuti significa vivere green e ti assicuro che significa anche risparmiare.

Riutilizzo

La seconda R è quella di Riutilizzo.

Se utilizzi un oggetto più e più volte significa che ne stai ritardando la “morte”, significa che stai allungando la vita di quell’oggetto e stai impedendo che diventi velocemente un rifiuto.

Per poter essere riutilizzati più volte, è necessario che gli oggetti siano di buona qualità e quindi è assolutamente necessario evitare l’acquisto di oggetti usa e getta.

Pensa solo ai rasoi usa e getta. Se ti va bene uno ti dura una-due settimane. Per evitare il continuo processo compra-usa-getta-compra è sufficiente comprare rasoi con una lunga aspettativa di vita come quelli elettrici o come i rasoi di sicurezza.

Un altro esempio potrebbe essere quello dei piatti di plastica o all’acqua imbottigliata.

Di esempi del genere ce ne sarebbero centinaia. Se vuoi sapere qualcosa in più e se sei interessato a risparmiare riducendo i rifiuti ti consiglio di scaricare il mio eBook compilando il modulo qua sotto 🙂

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Riciclo

Riciclare significa recuperare materiali utili dai rifiuti per poter costruire altri oggetti. Per essere in grado di recuperare materiali è necessaria una ottima raccolta differenziata.

Se a casa nostra mischiamo tutti i rifiuti, il processo di riciclo diventa molto molto più difficile se non impossibile (questo concetto è spiegato chiaramente nel libro di Rossano Ercolini).

E’ necessario che ogni tipologia di rifiuto (ogni frazione merceologica) prenda una strada diversa a partire dal bidone della spazzatura a casa nostra o dai cassonetti delle isole ecologiche (dove possono essere conferiti anche rifiuti particolari come le apparecchiature elettroniche, come gli scarti da costruzione, vecchi mobili ecc…).

Purtroppo non tutti gli oggetti possono essere riciclati. Cosa succede a ciò che buttiamo nel cestino dell’indifferenziato?

Recupero

La R meno “nobile” tra tutte è quella di Recupero energetico.

I rifiuti che per vari motivi non sono adatti al riciclo possono ancora avere un’utilità. Ciò che normalmente succede è che i rifiuti indifferenziati, dopo attenta analisi (come spiega Paul Connett in Rifiuti Zero), vengono mandati a termovalorizzazione.

Tramite un processo controllato di combustione, si sfrutta appunto il potere calorifico dei rifiuti per ricavare energia o calore. E’ però un processo particolarmente impattante e molto poco efficiente.

La termovalorizzazione è un processo che produce numerosi altri scarti (solidi, liquidi e gassosi) che vanno anch’essi opportunamente trattati.

Della totalità dell’energia/calore che si potrebbe recuperare dai rifiuti se ne riesce a ricavare solo il 20-30%.

L’ipotesi peggiore di tutte è invece quella del conferimento in discarica. Se è vero che anche dai rifiuti in discarica si può ricavare energia sotto forma di metano, è anche vero che depositare i rifiuti in una discarica deve essere l’ultimissima delle opzioni.

Conclusione

Siamo arrivati alla fine! Spero che il video e l’articolo ti siano piaciuti.

Come fa anche il video, ti lascio con una definizione che esprime un concetto che nessuno di noi dovrebbe mai dimenticare:

“lo sviluppo sostenibile è quello che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”

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